Invidia by Elena Pulcini

Invidia by Elena Pulcini

autore:Elena, Pulcini [Pulcini, Elena]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Filosofia, Intersezioni
ISBN: 9788815307606
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2011-10-14T22:00:00+00:00


Data la sua indiscutibile posizione di superiorità, il sovrano, il capo politico resta, per così dire, fuori dalla mischia; non è colpito dalla dinamica invidiosa e può godere di ogni privilegio senza che ciò provochi quel senso di inferiorità che governa invece le relazioni orizzontali tra i cittadini. Perciò a lui si concede tutto, e si è disposti perfino a perdere la libertà, pur di non concedere niente a nessuno.

Si potrebbe dire che siamo in questo caso in presenza di un’estensione al livello sociale di quella dinamica autolesionista segnalata tra gli altri, come si ricorderà, da Slavoj Žižek. Ma qui c’è qualcosa di più, poiché interviene un meccanismo di cessione e di delega che rivela una dinamica ancora più complessa. Freud direbbe che il sentimento egualitario si rafforza attraverso la comune identificazione affettiva con un capo su cui viene proiettato un bisogno di autorità; per cui l’uguaglianza coesiste strettamente con l’autoritarismo: «Non dimentichiamo però che l’esigenza di uguaglianza della massa vale soltanto per i singoli membri, non per il capo. Tutti i singoli devono essere l’uno all’altro uguali, ma tutti vogliono essere dominati da uno solo» (Psicologia delle masse e analisi dell’Io). Non si può ignorare che Freud aveva di fronte il totalitarismo nazista, tuttavia le sue parole sembrano perfettamente convergere con la diagnosi che Tocqueville fa della democrazia. Questi ci dice infatti che dal conformismo e dalla massificazione, quali moltiplicatori di invidia, deriva quel bisogno di autorità e di ordine che sfocia nella patologia del «dispotismo democratico»: vale a dire in quella forma degenerativa del potere politico che attraverso le forme «morbide» del controllo e della prevenzione, della tutela e della persuasione, non solo esonera gli individui da ogni attiva partecipazione alla sfera pubblica, ma penetra capillarmente nelle loro vite private e ne orienta subdolamente i comportamenti adeguandoli di fatto alle priorità della propria agenda. È un potere «immenso e tutelare» che agisce come una cattiva autorità paterna, in quanto, con il pretesto della protezione, blocca i propri figli/sudditi all’infanzia e ne impedisce ogni autonomo sviluppo.

La dinamica dell’invidia ci permette in altri termini di illuminare le radici di quella degenerazione totalitaria che può sempre svilupparsi come una metastasi nel corpo stesso delle società democratiche, erodendone, con la libertà, il suo presupposto più prezioso. «L’occhio e la mano del sovrano si insinuano continuamente in tutte le più piccole azioni umane», dice ancora Tocqueville tornando sulla metafora dell’occhio. Noi, individui delle società democratiche, pensiamo di essere liberi, ma in realtà siamo controllati e monitorati da un potere che ci assoggetta attraverso forme subdole e invisibili di dominio, tanto più efficaci quanto più assumono la forma soft della persuasione indiretta. Non si può non pensare a questo punto alla penetrante diagnosi che un secolo più tardi Michel Foucault farà del potere moderno come potente panopticon che a nostra insaputa ci osserva, orientando di fatto i nostri comportamenti e le nostre scelte. Un potere che peraltro non è più solo appannaggio della sfera politica, ma che si ramifica attraverso la proliferazione dei «discorsi», agendo in ogni sfera del sociale.



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